Come l’infiammazione cronica silente influenza il nostro mondo interiore

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“Mens sana in corpore sano”

“Mens sana in corpore sano”: già anticamente era chiaro quanto il legame corpo-mente fosse indissolubile.

Tutto ciò che accade nella mente ha un riflesso sul corpo, e viceversa.

Sempre più la ricerca scientifica conferma quanto sia necessario occuparsi di benessere mentale se vogliamo raggiungere il benessere fisico, e viceversa.

Insomma, corpo e mente procedono “a braccetto”.

La mente non recepisce soltanto i pericoli provenienti dal mondo esterno, ma anche quelli provenienti dal mondo interno.

Ci sono numerosi recettori interni che informano sulla compatibilità fra ambiente interno e preservazione della vita: sono i chemocettori, deputati alla registrazione dei cambiamenti della chimica del corpo, che il sistema nervoso centrale analizzerà, per poi definire le successive strategie correttive delle situazioni ritenute pericolose.

Ci sono recettori sensibili alle variazioni della concentrazione dell’ossigeno, dell’anidride carbonica, del pH nel sangue (chemocettori respiratori o glomi carotide ed aortici), del solo pH del liquido cefalorachidiano e del liquido interstiziale cerebrale (chemocettori bulbari).

Quello che è interessante notare è che il nostro mondo interno dialoga con il cervello e viceversa.

Cosa succede se un organismo comunica infiammazione?

Se si è in infiammazione cronica, è come se la mente recepisse una minaccia…che questa venga dall’esterno o dal mondo interno, il risultato è lo stesso: un senso di inquietudine, di ipervigilanza, di allarme, cui diamo un nome: “ansia”.

Ebbene, la causa per lo più misconosciuta di ansia è l’infiammazione cronica silente di basso grado. A seconda del suo “grado”, avremo sintomi ansiosi maggiori o minori.

Rapporto tra mente e infiammazione

Non esiste la “mente” come entità a se stante: la mente è una funzione del cervello.

Un cervello infiammato sta alla base di una mente in squilibrio.

Tale squilibrio è proporzionale al sovvertimento della comunicazione tra neuroni indotto dall’infiammazione.

Un terreno biologico profondamente “sfiammato” ed alcalino, dal punto di vista psichico si caratterizza per una condizione di fondo di calma interiore: si sente fluire la vita dentro di noi in modo armonico, con la piacevole sensazione di essere contenti e felici pur senza un motivo apparente.

Nell’approcciarsi alle problematiche psicologiche quindi, che si tratti di counselling o di terapia, occorre tenere conto delle connessioni fra mente e biochimica della matrice extracellulare (MEC), fra mente e infiammazione.

Uno stato di ansia cronico, ad esempio, può giovarsi di una profonda e duratura alcalinizzazione della MEC e della cessazione della morsa del binomio iperglicemia/iperinsulinemia; già “solo” occupandosi di questi cambiamenti, si è in grado di riscoprire un senso ormai dimenticato di tranquillità interiore.

La condizione normale dell’uomo è quella di una tranquillità di fondo, in cui non ci sia una prevalenza dell’una o dell’altra componente del sistema neurovegetativo (ortosimpatica o parasimpatica). Oggi invece, è sempre più dilagante quello squilibrio a carico di un Simpatico sempre più in attivazione senza la capacità inibitrice del Parasimpatico, tale per cui i disagi legati a un’eccessiva tensione diventano numerosissimi.

Quindi che fare, per invertire la tendenza infiammatoria?

Ci sono molti modi per limitare e/o controllare la spinta di infiammazione a cui siamo sottoposti: una corretta alimentazione, un integrazione mirata, un’ opportuna attività fisica…

In questo contesto, visto che stiamo parlando di psicologia, approfondirò il ruolo della pratica regina in tal senso: la meditazione.

Chi medita regolarmente si ammala meno.

Le compagnie assicurative statunitensi abbassano i premi assicurativi delle polizze-malattie e polizze-vita di coloro che meditano regolarmente.

Meditare regolarmente abbassa il tasso di ormoni dello stress e aiuta a sopprimere gli stati di infiammazione cronica.

“In uno studio randomizzato controllato del 2016, i ricercatori hanno scoperto, per la prima volta, che l’allenamento attraverso la meditazione consapevole influisce su circuiti cerebrali misurabili che producono benefici per la salute infiammatoria. Alla metà di un gruppo di 35 adulti stressati, in cerca di lavoro, è stata chiesto di partecipare ad un programma di ritiro intensivo di meditazione consapevole di tre giorni, mentre gli altri hanno semplicemente completato un programma di rilassamento di tre giorni che non aveva una componente di consapevolezza. Sono state esaminate scansioni cerebrali per alterazioni nella connettività funzionale in condizione di riposo (DMF) in modalità predefinita (rsFC) e i risultati suggeriscono che l’allenamento di meditazione consapevole e non l’allenamento di rilassamento aumenta la corteccia cingolata posteriore rsFC con corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra (dlPFC), una regione nota per essere importante nel controllo esecutivo top-down a riposo, che, a sua volta, è associato a miglioramenti in un marker di rischio di malattia infiammatoria. Campioni di sangue hanno mostrato che i partecipanti sottoposti ad un allenamento di meditazione consapevole avevano livelli più bassi di interleuchina-6, un biomarker di infiammazione, rispetto a coloro che avevano fatto un ritiro di rilassamento.”

Riporto anche un interessante studio dell’università dell’Ohio: i volontari erano esposti a uno stimolo infiammatorio locale sulla pelle (una pomata di capsaicina, insomma…peperoncino). E nello stesso tempo veniva indotto uno stato di stress. Si è visto che quelli che praticavano meditazione mindfulness avevano sintomi più leggeri, e cioè meno arrossamento, rigonfiamento, fastidio e dolore.

Questo effetto antinfiammatorio è risultato superiore ad altre tecniche per la riduzione dello stress. In pratica, riducendo lo stress con la meditazione si ottiene un effetto positivo sul corpo. E la meditazione appare come la strategia più efficace per centrare l’obiettivo.

Questo significa che una condizione psichica (o cerebrale), come lo stress, ha effetti sul corpo attraverso la regolazione della risposta immunitaria (che è alla base dell’infiammazione). Non a caso, le parti del corpo più colpite dall’infiammazione sono quelle che hanno una funzione di barriera, che sono a diretto contatto con l’esterno, come la pelle o l’intestino. E’ a questo livello, infatti, che ci sono le difese per combattere l’aggressione di virus, batteri e inquinanti. Ma anche lo stress è una reazione di difesa: ci dice che qualcosa non sta andando per il verso giusto e scatena le risposte difensive, tra cui l’infiammazione.  Riducendo lo stress, quindi, arriva un messaggio al corpo: “Calma, non c’è pericolo, non è necessario ricorrere all’infiammazione”.

Come spesso accade, quindi, dai tempi più antichi arriva la saggezza di una pratica millenaria ed estremamente attuale, necessaria da riscoprire nei nostri tempi moderni.

Bibliografia:

Vivere alcalini vivere felici” di Andrea Grieco;

“Gli effetti della meditazione sull’infiammazione” di Massimo Spattini

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